Intervento all’XI congresso nazionale del PRC, LE RADICI E LE ALI


LE RADICI E LE ALI

Intervento all’XI congresso nazionale del PRC,

Compagni e compagne,

– Siamo giunti nel punti più critico della nostra storia, oltre vi è la scelta che fecero i compagni di “Lotta Continua” nel 1976.

– Siamo in una fase di profonda passività sociale, rotta solo dall’effetto collaterale della Pandemia: il timore, la sfiducia, dei lavoratori e lavoratrici nel fare il vaccino. Una sfiducia che prima che nella scienza è nello Stato, visto come organizzazione che tutela il Capitale. mentre, nello stesso tempo, il governo usa le proteste no vax e no green pass per distrarre l’opinione pubblica e disciplinare la società.

– Bene abbiamo fatto a distinguere tra l’aspetto medico dei vaccini, affermando la necessità di vaccinarsi e dei vaccini liberi dai diritti di proprietà di Big Farma e l’aspetto sociale del green pass che non serve a contrastare il virus, ma a individuare un nemico disciplinando la società attorno al governo Draghi.

Per questi motivi dobbiamo pretendere che nei luoghi di lavoro dove i tamponi devono essere considerati uno strumenti di protezione del lavoro e rientrare tra gli obblighi delle imprese riguardo la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nella sicurezza sul lavoro vi è un continuo bla bla bla politico mediatico ,dopo ogni omicidio sul lavoro, che lascia immutata la condizione di guerra di chi, ogni mattina, esce di casa per andare al lavoro non sapendo se la sera farà ritorno.

Cosa fanno le istituzioni? E la sinistra ornamentale?

“si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”.

Nella sicurezza sul lavoro è urgentissimo attivare interventi concreti, iniziando con il ripristino degli strumenti ispettivi di controllo per giungere ad escludere dal mercato quelle imprese in cui si verifichino troppi incidenti lavorativi.

– Negli ultimi anni questo nostro partito è tornato ad intervenire sui temi del lavoro, riorientando verso i lavoratori e le lavoratrici il centro politico della nostra iniziativa, rompendo con la contraddizione conflittuale lavoro\ambiente e assumendo come prospettiva quello dell’integrazione tra lavoro e ambiente. Così abbiamo attivato campagne che rivendicavano i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici: la riduzione dell’orario del lavoro, art. 18, salario minimo orario, reddito per tutti e tutte, assunzioni nel pubblico, etc.

Non il falso pubblico che oggi gestisce i servizi e che nei comuni, nelle provincie, nelle regioni è uno dei motori principali della precarizzazione e della creazione del lavoro povero che dobbiamo combattere. Il pubblico a cui pensiamo deve reinternalizzare tutti i servizi con una gestione diretta delle attività dei lavoratori e della lavoratrici e consentire agli utenti di contribuire al miglioramento delle modalità di erogazione dei servizi.

Dobbiamo continuare questo lavoro di intervento e di reinsediamento del partito nel mondo dei lavori, vecchi e nuovi, analogici e digitali, tornare ad organizzare chi è senza lavoro e i percettori di reddito.

Dobbiamo tornare ad essere presenti in un mondo, quello del lavoro, che in gran parte oggi si sente rappresentato solo dalle destre ed in cui il governo ha iniziato a sperimentare in alcuni conflitti tra capitale e lavoro, i metodi di soluzione pregiolittiani, schierando lo stato in difesa dei padroni.

– abbiamo bisogno, ora, di ricostruire un partito, devastato da anni di sconfitte e di conflitti interni più intensi di quelli che è riuscito a generare all’esterno.

Un partito che ricostruisca un nuovo costume di militanza unitaria, in presenza e digitale, orientata alla conquista dei consensi esterni e non alla gestione del partito stesso.

Un partito orientato a costruire consapevolezza di classe con il suo lavoro sociale.

Un partito che formi attivamente i suoi militanti e sviluppi una battaglia culturale, che in primo luogo metta in evidenza chi siamo, e che cosa vogliamo, mettendo in discussione i dogmi del liberismo.

Un partito capace di raccontarsi autonomamente nella sua proposta politica, senza dover sperare nella gentile attenzione dei media dei padroni.

Un partito che possa essere motore di quella proposta unitaria della costruzione di una soggettività plurale e unitaria che consenta ad una sinistra di classe di ricostituire una sufficiente massa critica per tornare a dare voce a chi non ce l’ha.

Concludo usando le parole del poeta

“… quanto è più grande la crisi

tanto più grande sarà la ripresa!

E io dicevo ai miei compagni:

così parla il nemico di classe!

Quando parla di epoca buone

è della sua che intende parlare.”

Nella crisi e all’indomani, Rifondazione sarà lì, con i suoi compagni e compagne , ostinatamente determinata a lottare per un socialismo del XXI secolo.

Lascia un commento