La Repubblica italiana istituisce il “Giorno della Memoria” per ricordare:
- lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei;
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gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte;
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coloro che si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
https://www.youtube.com/watch?v=l3sGd1RtRGE
L’obiettivo della celebrazione del “Giorno della Memoria” è quello di conservare la memoria di un periodo, tragico ed oscuro, della storia del nostro Paese e dell’Europa, affinchè simili eventi non possano mai più accadere. E, tuttavia, stanno accadendo di nuovo.
Al popolo sono indicati nuovi nemici. A chi teme economicamente per il proprio futuro, a chi ha perso il lavoro, a chi non riesce a trovarlo, a chi, per non essere povero, di lavori ne deve fare due o deve lavorare il doppio delle ore, una certa informazione servile o sensazionalistica racconta che la loro condizione di vita è dovuta dalla presenza in Italia di rom e migranti.
Queste categorie di individui sono indicate in blocco come responsabili di ogni crimine: contro il patrimonio, la morale, la religione. “La loro presenza sul nostro territorio è abnorme, alimenta la criminalità e rende impossibile allo Stato di pensare ai suoi cittadini, non ci sono i soldi per tutti. I lavoratori italiani stanno male perché lo Stato è costretto a fornire l’accoglienza ai migranti.” Questo è il racconto con cui certa stampa e televisione ci ha bombardato per anni amplificando a dismisura fatti occasionali o alcuni limitati problemi locali. Finchè è arrivato il salvatore, colui che chiude i porti, quello che fa la faccia feroce contro i deboli e gonfia il petto annunciando che non arretrerà mai di un millimetro, neppure di fronte alla morte di bambini in mare.
“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono.” Così diceva Malcom X, così è stato, così è oggi in Italia. Così centinaia di persone in fuga, strette nella feroce tenaglia della scelta di restare prigionieri nei campi di concentramento libici o la possibile morte in mare, sono state trasformate in una quantità infinita di esseri indefiniti pronti ad invadere la nostra terra e distruggere le nostre tradizioni. Alimentando le paure ed il risentimento dei cittadini e dei lavoratori che, da anni, sono sottoposti ad una contrazione del proprio stile di vita. “Non possiamo accoglierli tutti, aiutiamoli a casa loro e prima gli Italiani”, queste sono le parole d’ordine con cui una certa politica ha lucrato e continua a lucrare consensi, in una campagna elettorale infinita. Il governo nasconde dietro la propaganda della salvezza dell’Italia dai migranti, il pieno rispetto di quelle politiche economiche neoliberiste che hanno prodotto la crisi anche in Italia, politiche che oggi abbattono i redditi dei lavoratori trasferendo ricchezza ai padroni. Così mentre ci raccontano che i soldi non ci sono, si tagliano i servizi, si costringono i lavoratori ai sacrifici crescono i i profitti dei padroni.
Eppure c’è speranza, e la speranza nasce da quanti hanno scelto di non rinchiudersi nei propri problemi cercando di risolverli da soli, in una lotta di tutti contro tutti e da quanti hanno scelto di non voltare la testa dall’altra parte, di ricordare il passato, di rifiutarsi di obbedire ad un potere politico e mediatico che vorrebbe trasformare i migranti in non persone, in un problema contabile, in una difficoltà di natura giuridico-diplomatica. E’ una speranza che nasce da chi ha deciso di restare umano,
Oggi è necessario tutto il nostro impegno per rompere l’infamia di una politica che impedisce che siano forniti aiuti e salvezza ad uomini e donne in balia di bande criminali o in pericolo in mezzo al mare, dichiarando falsamente di voler combattere l’immigrazione clandestina.
A chi si lascia abbindolare da chi alimenta la guerra tra chi ha poco e chi non ha niente, a chi accetta di considerare i migranti non persone dobbiamo far comprendere che l’accettazione di quella logica, inesorabilmente, si conclude con: “…Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare “. Nessuno si salva da solo, ma possiamo farlo tutti insieme.
Scegliere di restare umani, considerare i migranti persone e quindi individui titolari di diritti (alla vita, alla dignità, al lavoro, al futuro, alla salute) in quanto persone, è il primo passo per poter costruire un fronte comune degli ultimi e dei penultimi. Costruendo un’Italia in cui le persone non siano mai lasciate da sole ad affrontare le difficoltà economiche. Un fronte che individui il proprio vero avversario in chi, in alto, accumula tanto di quel reddito che non potrà mai spenderlo in vita sua.
mb